
Premio miglior libro per il cinema a OLIVA DENARO di Viola Ardone
MOTIVAZIONI
Un bellissimo rapporto tra padre e figlia fa da cornice a una storia ricca di trama e personaggi.
Risuonano le spine di Sicilia dalle parole dell'autrice, e la vicenda di una ragazzina che si fa donna ribellandosi a un sistema che la vorrebbe silente di fronte alla violenza.
La storia di Ardone si candida a essere un potentissimo racconto su grande schermo mostrandoci un'eroina dei nostri giorni, consapevole che ogni cosa è possibile, se ne siamo convinti.
Oliva Denaro è un viaggio che dà speranza, non solo alla sua protagonista ma, di più, a tutti noi.
Premio miglior libro per la serie televisiva a IL PIU’ CRUDELE DEI MESI di Gigi Riva
Storie così tragiche e vicine rischiano di essere respingenti e di essere prodotte solo quando storicizzate.
Non questa.
Raccontata da chi conosce Nembro perché è la sua terra e i suoi abitanti perchè sono ed erano i suoi amici, i suoi vicini, la sua famiglia: tutto il suo mondo.
Una via produttiva, soprattutto nell’ottica di un servizio pubblico potrebbe essere un montaggio tra la cronaca e la messa in scena dei bei personaggi di questa Spoon River così sentita e così vera.
Su tutti la madre dello scrittore.

La cinquina dei finalisti del Premio Segafredo Zanetti UN LIBRO UN FILM 2022 è stata comunicata alla stampa e resa pubblica
Domenica 4 settembre, ore 14.15
Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia
presso Hotel Excelsior Spazio Regione Veneto - Veneto Film Commission

Milano, 1969. Università occupate, cortei, tensioni nelle fabbriche. Il 12 dicembre la strage di piazza Fontana. Alberto Boscolo ha vent’anni, viene da una famiglia normale, né ricca né povera, è iscritto alla Statale ma vuole di più. Vuole realizzare un proprio progetto politico. Deluso dall’inconcludenza del Movimento Studentesco, si avvicina a quello che di lì a poco sarà il nucleo delle Brigate Rosse.
I mesi passano, Alberto partecipa alle azioni dimostrative, alle rapine di autofinanziamento e al primo attentato incendiario, ma il suo senso di insoddisfazione non si placa.
Vuole agire sul serio. Il gruppo organizza il sequestro lampo di Idalgo Macchiarini, un dirigente della Sit-Siemens, e lo sottopone al primo processo proletario. «Mordi e fuggi », scrivono i brigatisti. La stampa batte la notizia; nei bar degli operai non si parla d’altro, le Brigate Rosse sono pronte ad alzare il livello dello scontro.
In una metropoli nebbiosa, violenta e indimenticabile, Alessandro Bertante dà vita a una vicenda umana tumultuosa e vibrante, nella quale, intrecciando fiction e cronaca, vediamo scorrere i fatti cruciali che innescheranno la tragica stagione degli anni di piombo.
Un romanzo duro e avvincente, dal ritmo serrato e incalzante, che non cerca facili risposte ma che apre nuove domande su uno dei periodi più drammatici della recente storia italiana.

Amoresano è cresciuto a Bagnoli con i nonni, una famiglia semplice con una vita fatta di piccoli gesti, bestemmie senza cattiveria e una saggezza popolare che tocca il cuore delle cose. Ora Amoresano vive con i genitori a Soccavo, va all’università. Osserva tutti e parla poco, la storia con la fidanzata non va, il suo rifugio è la lettura, le frasi che annota sono la sua ribellione silenziosa. Suona la chitarra e, a volte, sogna quasi di fare un disco con l’amico Angelo, che freme per fuggire a Londra. Nel mondo di Amoresano, sui treni che prende girando attorno a Napoli e ai suoi desideri, il pensiero torna sempre a quella nonna che l’ha cresciuto e che gli pare più avanti di tutti, che preferisce i murales ai muri abbandonati, che sa scegliere il momento migliore per arrabbiarsi, che insegna a voler bene alle persone giuste. Come cambia la nostra vita quando dobbiamo fare a meno di ciò a cui teniamo di più? Amoresano rincorre la sua risposta nei passi fino alla tabaccheria di Maria Rosaria, nella traiettoria di quello sguardo diverso eppure uguale, dentro le notti di un’estate calda e possibile, a scambiarsi libri e film come domande, millimetri di pelle come tentativi. Una ricerca confusa e inquieta che rimbalza sul terrazzo di Anna, in un’isola fuori stagione, a bordo di motorini lanciati nei viali della città a improvvisare fughe, a scrivere ritirate. Nuotando nella memoria, il suo bene più urgente, osando e rifiutando bellezza, che pure non basta quando pensiamo di non meritarla, inseguendo un dolore inevitabile per vedere fin dove ne arrivano le diramazioni, Amoresano scopre il prezzo rovente dell’amore che abbiamo ricevuto e di quello che non sappiamo dare.
Tre fratelli, Carmine, Papele e Ivano, i fratelli Corona. Sono costruttori edili, temuti e rispettati nel paese per un passato inquietante ormai seppellito con il denaro e gli affari.
Carmine è la mente; Papele è il braccio; poi c’è Ivano, il fratello piccolo, che ha studiato, non ha conosciuto la giungla della strada, e per hobby fa fotografie belle e malinconiche.
Ogni anno, nell’anniversario della morte del padre, si danno appuntamento. Una visita al cimitero senza mogli, figli o parenti. E poi una cena, solo loro tre. Bere, mangiare, ridere, condividere tutto, come solo tra fratelli è possibile. Una consuetudine che dura da undici anni.
La cena è prevista a casa di Ivano, che vive da solo e in cucina ci sa fare. Quella sera piove, una pioggia inarrestabile e forsennata, che con la complicità del vino induce i tre fratelli ad aprirsi più del solito. Potrebbe essere una serata catartica, in cui liberarsi di maschere troppo a lungo portate. Ma la verità fa più paura di una comoda menzogna.
Solo la pioggia è un romanzo breve e furioso, che in movimenti precisi e in un solo spazio è capace di generare una deflagrazione, mettendo in scena il legame inscindibile che serra col nodo scorsoio chi è cresciuto assieme e solo nella famiglia ha riposto la fiducia. E mentre l’acqua scende incontenibile dal cielo, sgretolando i muri delle case costruiti con troppo poco cemento, alla stessa maniera vengono spazzate via le certezze dei tre fratelli.
Con questo dramma feroce, impietoso, tesissimo, Andrej Longo si conferma una delle voci più forti della nostra letteratura di questi ultimi anni, capace come pochi di muoversi intorno ai confini dei generi letterari.
Fino all’inizio del 2020, Nembro era semplicemente un comune in provincia di Bergamo, simile per certi versi a tanti altri in Italia. Dopo non più, perché diventa il paese più colpito dal Covid-19. Tra le vittime, molti personaggi conosciuti, che rivestivano ruoli di primo piano nella comunità: il presidente della casa di riposo, il presidente degli artiglieri, il presidente del Motoclub che fu campione del mondo, lo storico bibliotecario, l’impiegata dell’anagrafe, l’ostetrica, un dottore, l’ex capo dei vigili urbani, il factotum del cine-teatro, due sacerdoti, l’intellettuale di riferimento, il proprietario dell’unica, leggendaria balera, il pensionato-volontario che faceva attraversare le strisce pedonali agli scolari.
Gigi Riva, originario di Nembro, ricostruisce con la tecnica narrativa della letteratura del vero quelle fatali settimane, tracciando una Spoon River vividissima in cui si rincorrono le vite di molte vittime, le loro storie e la loro eredità morale, ma anche le vite e le storie di chi le ha assistite o non ha potuto nemmeno fare quello, e che poi, proprio nel loro ricordo, ha trovato il coraggio e la forza di ripartire. Il racconto di un dramma particolare che si fa presto universale, diventando la radiografia della più drammatica tra le stagioni del nuovo presente di tutti noi. 
«Io non lo so se sono favorevole al matrimonio. Per questo in strada vado sempre di corsa: il respiro dei maschi è come il soffio di un mantice che ha mani e può arrivare a toccare le carni».
È il 1960, Oliva Denaro ha quindici anni, abita in un paesino della Sicilia e fin da piccola sa – glielo ripete ossessivamente la madre – che «la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia». Le piace studiare e imparare parole difficili, correre «a scattafiato», copiare di nascosto su un quaderno i volti delle stelle del cinema (anche se i film non può andare a vederli, perché «fanno venire i grilli per la testa»), cercare le lumache con il padre, tirare pietre con la fionda a chi schernisce il suo amico Saro. Non le piace invece l’idea di avere «il marchese», perché da quel momento in poi queste cose non potrà piú farle, e dovrà difendersi dai maschi per arrivare intatta al matrimonio. Quando il tacito sistema di oppressione femminile in cui vive la costringe ad accettare un abuso, Oliva si ribella e oppone il proprio diritto di scelta, pagando il prezzo di quel no. Viola Ardone sa trasformare magnificamente la Storia in storia raccontando le contraddizioni dell’amore, tra padri e figlie, tra madri e figlie, e l’ambiguità del desiderio, che lusinga e spaventa, soprattutto se è imposto con la forza. La sua scrittura scandaglia la violenza dei ruoli sociali, che riguarda tutti, uomini compresi. Se Oliva Denaro è un personaggio indimenticabile, quel suo padre silenzioso, che la lascia decidere, con tutto lo smarrimento che dover decidere implica per lei, è una delle figure maschili piú toccanti della recente narrativa italiana.Sceglie i 5 finalisti da tutti i libri segnalati

Mauro Garofalo, scrittore, giornalista, fotoreporter

Cristiana Paternò, giornalista e critico cinematografico

Daniele Mencarelli, scrittore, poeta e sceneggiatore
Alessandra Tedesco, giornalista
Sceglie il vincitore tra i cinque finalisti
Andrea Occhipinti - fondatore e presidente della Lucky Red
Andrea Occhipinti è fondatore e presidente della Lucky Red, società indipendente di produzione e distribuzione cinematografica tra le più apprezzate del settore in Italia, nata in collaborazione con Kermith Smith nel 1987.Antonietta De Lillo – Sceneggiatrice, regista



Entra in Cinemaundici nel 2011. Uno dei primi titoli che produce è “Anime Nere” di Francesco Munzi, vincitore di 9 David di Donatello nel 2014, tra cui Miglior Film e Miglior Produttore. Nello stesso anno partecipa a “Producers On The Move” laboratorio organizzato dalla European Film Promotion nell'ambito del Festival di Cannes.
Presto inizia ad inserire nella sua filmografia commedie intelligenti, come “Assolo” di Laura Morante, “Terapia di coppia per amanti” e “Uno di famiglia” di Alessio Maria Federici.
Uno dei titoli di punta fortemente voluto da Olivia è stato “Sulla mia pelle”, prodotto insieme a Lucky Red, con Alessandro Borghi e diretto da Alessio Cremonini sulla tragica vicenda di Stefano Cucchi. Il film è stato distribuito in tutto il mondo come Netflix Original e stato selezionato come film di apertura nella sezione Orizzonti alla 75. Mostra del Cinema di Venezia e ottenendo, tra gli altri, anche il David di Donatello come Miglior Produttore.
Tra i film prodotti recentemente da Olivia Musini ricordiamo “My Body Will Bury You”, pulp western con Giovanni Calcagno e Guido Caprino diretto da Giovanni Laparola; il film Sky Original “(Im)perfetti Criminali” per la regia di Alessio Maria Federici; il film Originale Netflix “Sulla Stessa Onda” esordio alla regia di Massimiliano Camaiti.
Cinemaundici ha presentato in anteprima al Festival di Cannes 2022 nella sezione Séances spéciales il primo lungometraggio di Jasmine Trinca, “Marcel!” sul delicato rapporto madre-figlia distribuito da Vision Distribution.

Marzia Borghesi - La Tribuna di Treviso
Paola Casella – Io Donna, Cineforum

Chiara Pavan - Il Gazzettino di Treviso

Ilaria Ravarino - Messaggero, MyMovies, Rolling Stone

Maria Pia Zorzi - Tgr Rai Veneto

Silvia Bizio - Giornalista, scrittrice, produttrice

Insieme a Paola Ferrari De Benedetti ha prodotto il documentario “You Never Had it: Una serata con Bukowski”, diretto da Matteo Borgardt, basato su una sua video intervista con Charles Bukowski nel 1981. Sempre con Paola Ferrari De benedetti ha prodotto il documentario “Camp Monticello: Una storia dimenticata”, sul campo di prigionieri di guerra italiani di Monticello, Arkansas, durante la seconda guerra mondiale. Vive a Los Angeles.