Vincitori premio Segafredo Zanetti UN LIBRO UN FILM 7ª edizione 2021
Premi assegnati dalla Giuria qualificata.
Premio miglior libro per il cinema a "La Terra, Il Cielo, I Corvi" di Stefano Radice e Teresa Turconi.
MOTIVAZIONI È la storia, scritta in forma di graphic novel, di tre soldati di diversa nazionalità che, durante la Seconda Guerra Mondiale, intraprendono una via crucis per raggiungere la salvezza in fuga da un campo di prigionia russo nell’inverno del ‘43. Questo percorso diventa il pretesto per un racconto in cui si respira l’avventura di un viaggio alla scoperta di sé e dell’altro, dall’incomunicabilità, il sacrificio, il tradimento, fino ad arrivare a un’amicizia e a una comprensione che non hanno bisogno di parole.
Davanti al grande lavoro di documentazione storica e alla fitta rete di riferimenti letterari e cinematografici si stagliano i tre personaggi, raccontati con sensibilità e con una profondità mai esibita ma sempre ben radicata nel tessuto narrativo, che li rende credibili e universali, permettendo a chiunque di riconoscervi qualcosa di sé. Per questo tra i cinque libri finalisti del Festival del Viaggiatore 2021 pensiamo che LA TERRA, IL CIELO, I CORVI sia il più adatto a diventare un film, in forma di animazione o in live action.
Premio miglior libro per la serie televisiva a "Le canaglie" di Angelo Carotenuto.
MOTIVAZIONI Il libro ripercorre la storia della squadra di calcio della Lazio negli anni ’70, con i suoi protagonisti Chinaglia e Re Cecconi e l’allenatore Maestrelli, che portò proprio in quegli anni la squadra a vincere lo scudetto.
È interessante la commistione tra la ricostruzione storica e di costume dell’epoca e la storia romanzata di protagonisti sotto alcuni aspetti anche controversi. Sullo sfondo dell’Italia di quegli anni, il libro è il racconto di una metafora – quella sportiva – sempre avvincente e appassionante della vita, che a nostro avviso può ben adattarsi in una mini serie.
Premi assegnati dalla Giuria qualificata.
Targa miglior libro per il cinema a "Noi non abbiamo colpa" di Marta Zura Puntaroni.
MOTIVAZIONI Per la capacità di raccontare una realtà che molte vivono e di cui pochi parlano, ovvero la cura degli anziani affetti dalla demenza senile, affidata in larga misura alle donne: figlie, nipoti, badanti. Per il modo di raccontare questa realtà senza retorica e persino con ironia, da una protagonista che non fa sconti a nessuno – men che meno a se stessa. . Per la possibilità di offrire tanti ruoli di primo piano ad attrici di varie età, all’interno di un progetto al femminile che racconta bene molti aspetti dell’essere una donna oggi.
Targa miglior libro per la serie televisiva a "Le canaglie" di Angelo Carotenuto.
MOTIVAZIONI Un racconto corale che richiama, per ritmo e struttura, l’impianto seriale. La banda sportiva che si fa squadra criminale, il calcio come chiave “pop” per raccontare ai più giovani l’Italia ferita dagli anni di piombo, tra dolce vita e destra di Almirante. Un romanzo che racconta un mondo – da Pasolini a Chinaglia, da Fellini a Carosello – attraverso lo sguardo di un fotografo che è già quello del regista. Al cinema vincerebbe una partita, ma è su piccolo schermo che porta a casa – con distacco - il meritato scudetto.
Premio assegnato dalla giuria popolare.
Miglior libro per il cinema a "Le canaglie" di Angelo Carotenuto.
Un romanzo così intenso come solo la vita reale sa essere. La Storia fatta di tante piccole storie; persone e personaggi che si confondono tra reali e immaginari, non si distinguono tanto sono vivi. Si tratta di uno spaccato di una società che stava mutando dove la modernità della vita irrompe in schemi del sentire tradizionale. Quando la cronaca diventa Storia.
L’8 febbraio del 1989 un aereo partito da Bergamo, con 144 persone a bordo, si schianta su una montagna delle isole Azzorre. Una bambina di sei anni perde il padre nel disastro. Venticinque anni dopo la stessa bambina decide di partire per l’arcipelago portoghese.
Azzorre è il viaggio di quella bambina ormai donna. Un viaggio fatto di persone e luoghi, di testimonianze, ricordi, reticenze, incontri fortuiti e voluti; un viaggio privo di compatimenti, intrapreso nella speranza che possa esistere una verità di altra sostanza, a suo modo liberatoria.
In una scuola serale a nord di Milano, un giovane professore insegna italiano a una classe di immigrati di diverse nazionalità: magrebini, albanesi, sudamericani, perfino un quarantenne con tre figli e una laurea in ingegneria, conseguita in Iraq. Tra di loro ci sono Cesar e Apollinaire, padre e figlio sbarcati in Italia dalla Costa d’Avorio, Amin l’albanese, partito a bordo di un gommone e arrivato a Brindisi a nuoto, Rafkani e Mohammed, il più silenzioso degli alunni.
Le loro lezioni sono, però, insolite, perché a ravvivarle, sul finire, arriva nonno Paplush, personaggio amato da tutti e memoria storica del paese: si affaccia alla porta, si siede in prima fila e inizia a raccontare la sua giornata e il suo passato, di quando , insieme a Ottavio, faceva l’operaio alla teleria, “la madre che ci ha dato da vivere”; di quella volta che nel 1954 sorprese Fausto Coppi a fare pipì su un muro durante una tappa a cronometro; di quando frequentava la vecchia locanda dove la giovane Rossana sognava di fare, un giorno, la ballerina e intanto cucinava per tutti e cresceva un figlio non riconosciuto dal padre.
Ma in tutti i ricordi dolceamari di Paplush c’è una figura che ritorna sempre, l’antico pioppo della Corte del Villoresi con cui il nonno ha un legame speciale…
Alla fine dell’inverno del 1943, un soldato italiano e uno tedesco fuggono da un carcere in Russia, portando con loro un secondino russo. Spinti da pulsioni diverse, quasi incapaci di capirsi tra loro, scappano sapendo da cosa, ma non verso cosa. Si riveleranno persone molto diverse da ciò che sembrano, e impareranno cosa è veramente importante, anche quando tutto ciò che sembra contare è salvarsi la vita. Teresa Radice scrive una storia allo stesso tempo individuale e corale, che nell’orrore di un conflitto sfuggito al controllo, riesce a mettere l’accento sull’incanto della vita. Stefano Turconi, ispirato dall’arte di Rien Poortvliet, dipinge ad acquerello le tavole sopra alle matite, creando uno stile completamente nuovo, e perfetto per questa storia, regalandoci tavole magistrali.
Un libro che entra silenzioso a mani giunte dentro il lettore, le apre a farfalla, e lo costringe a spiccare il volo, senza fiato.
Marta ritorna nelle Marche. Il paese è caldo e confortevole, ci sono le amiche di sempre che ti accolgono e non ti fanno domande, contente che tu sia di nuovo lì con loro. Ci sono il bosco e le sue storie, che continuano lungo le generazioni. Ci sono le badanti straniere, che cambiano ancora prima che tu possa rammentarne il nome perché stare dietro alla nonna malata di Alzheimer è davvero duro, e appena trovano qualcosa di meglio scappano. Anzi, qualche volta scappano anche quando qualcosa di meglio non si vede ancora, perché nonna è peggio di un diaulu.
Marta diventa a sua volta una sorta di badante, ritorna al paese per aiutare sua madre a gestire la situazione, la quotidianità capovolta. Si trova ad affrontare una malattia che non brucia veloce in un’esplosione di sofferenza per poi placarsi nella guarigione o nella morte, ma che giorno dopo giorno, per ore che sembrano infinite, lavora a togliere umanità, a farti dimenticare chi era prima, nella sua interezza e nelle sue contraddizioni, quella persona che ora dimentica tutto. E allora Marta ritorna per cercare dignità nelle creature che vivono, amano e soffrono. Ritorna per ricordare, ricordare con sua madre le storie della famiglia, riappropriarsi del passato che la madre di sua madre non ha più e della speranza di un futuro.
Le canaglie è la storia corale di un gruppo di giovani e del Paese spaccato in cui la loro vicenda prende vita. Quel gruppo è la squadra di calcio più folle che sia mai esistita in Italia, la Lazio dei maledetti, che in poco più di cinque anni, fra l’ottobre 1971 e il gennaio 1977, supera gli avversari in campo ma finisce per distruggere se stessa, passando dalla serie B allo scudetto – nella domenica in cui gli italiani votano per il divorzio – e proiettata verso un epilogo che nessuno poteva immaginare.
Sono loro le canaglie, calciatori ventenni che girano armati, si lanciano con il paracadute, scatenano risse al cinema e al ristorante, fuggono dai ritiri per andare al night. Una compagnia di irregolari divisa in due bande: dal lunedì al sabato sono nemici, la domenica diventano fratelli, uno di fianco all’altro, con la maglia biancoceleste. Le canaglie arrivano al successo facendosi la guerra, tramando, sparandosi addosso, ribaltando amicizie e legami. Stanno cominciando gli anni di piombo e la strategia della tensione, l’Italia stessa del resto è divisa e vive la nascita e l’ascesa delle Brigate Rosse, gli omicidi politici, il caso Pasolini, l’uccisione dei magistrati Coco e Occorsio. Si infiammano le battaglie per divorzio e aborto, nascono le radio libere, nelle curve gli ultrà organizzano e dominano l’urlo delle tifoserie. Il ruolo di blandire il Paese ce l’ha la tv: Canzonissima, Carosello, Rischiatutto.
Angelo Carotenuto per raccontare tutto questo, per trasformarlo in romanzo e letteratura, inventa la voce mesta e malinconica, ironica e coinvolgente, di Marcello Traseticcio, fotografo di un quotidiano popolare della capitale e testimone del suo tempo, quando da paparazzo della Dolce Vita si è dovuto riciclare come reporter di nera e di sport. Attraverso di lui i ricordi si mescolano alla cronaca, il resoconto reale degli anni Settanta di Roma e dell’Italia si specchia nel desiderio di una gioventù che cercò di spezzare e di rifare il mondo. Le canaglie è un’epopea trascinante che si immerge in un capitolo enigmatico e controverso della nostra storia, è il diario intimo di uomini e donne famelici e senza scrupoli, un’elegia di cose e di vite perdute, priva di rimpianti.
E il capo delle culture de l'Unità. Per l'Unità si è occupata di cronaca nera, inchieste, politica, spettacoli e sito online. E' stata inoltre caporedattore dei 19 quotidiani Epolis e responsabile della redazione romana di Duel, il mensile di cinema diretto da Gianni Canova. Ex critico musicale ha scritto per Frigidare, Il Mucchio Selvaggio e Rockstar. Ha lavorato in Rai come conduttrice di programmi quali Il Notturno Italiano e Stereonotte. E' stata il direttore di Radio Città Futura, storica emittente dell'area romana. Ha inoltre curato per l'Enciclopedia Treccani l'aggiornamento dei lemmi musicali dell'edizione 2015 e ha partecipato alla realizzazione del Libro dell'anno 2015. Sempre nel 2015 ha esordito come autrice per Baldini&Castoldi con il romanzo “La ladra di piante”.
Mauro Garofalo, nato a Roma nel 1974, è scrittore e giornalista. Insegna Scrittura al Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano, collabora sui temi dell’ambiente con “Il Sole 24 Ore – Nòva” e “HuffingtonPost – Terra”, e tiene il modulo di Storytelling alla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti.
Ultimi libri pubblicati: The Green Monkeys (2021), Ballata per le nostre anime (2020), entrambi pubblicati da Mondadori
.
E’ nata il 6 gennaio 1986 a Roma, dove risiede. È stata finalista ai premi Subway – Poesia 2005, Campiello Giovani 2008 e Calvino 2012. Ha pubblicato poesie su riviste e antologie, tra cui Subway – Poeti italiani underground (Il Saggiatore 2006). Ha curato Quasi un racconto (Edilet 2009) e La letteratura è un cortile di Walter Mauro (2011); è autrice di Conosco un altro mare. La Napoli e il Golfo di Raffaele La Capria (Perrone 2012). Scrive per le pagine culturali de «Gli Altri» e “l'Unità”. Il suo romanzo d’esordio “Chiamami anche se è notte” è stato pubblicato da Mondadori nel 2014. Nel 2015 ha pubblicato “Grazia Cherchi” per Ali&No, un ritratto sulla editor che ha cambiato le sorti della letteratura in Italia.
Giornalista professionista e critico cinematografico. E' nata a Roma, dove si è laureata in filosofia con una tesi sull'estetica inglese del '700, ha tradotto
molti saggi di filosofia, economica politica e psicoanalisti. Dalla caduta del Muro di Berlino al 2000 è stata redattore dell'Unità, dove si è occupata di
esteri, cultura e teatro, oltre che di cinema. Negli anni '90 è stata il critico cinematografico del mensile NOIDONNE e ha collaborato con L'Ora di
Palermo. Nel 2000 ha fondato e diretto il quotidiano online di cinema tamtam, vincitore del Premio Domenico Meccoli, e dal 2004 è vicedirettore
di Cinecittà News, importante testata specializzata di settore. Oltre ad aver collaborato con numerose testate, ha scritto saggi e articoli in volumi
collettivi sul cinema contemporaneo italiano e si è spesso occupata di intrecci tra il cinema e le altre discipline, dalla psicoanalisi alla letteratura.
E' autrice di saggi su autori come Wim Wenders, Ken Loach, Gabriele Salvatores, Matteo Garrone.
Giornalista e scrittore ha esordito con i racconti Nuovi cieli, nuove carte (Empirìa), finalista Premio Italo Calvino per l'inedito 2003. Nel 2003 è stato tra i cinque finalisti nazionali del Premio Campiello Giovani. Ha curato libri insieme a scrittori quali Antonio Debenedetti, Dacia Maraini, Raffaele La Capria, Elio Pecora. E’ autore tra gli altri di Ogni viaggio è un romanzo e di Raccontami la notte in cui sono nato.
Per il teatro ha curato il testo teatrale Il respiro leggero dell'Abruzzo (2001), dedicato a pagine di grandi scrittori sull'Abruzzo e portato in scena da Franca Valeri, Milena Vukotic, Arnaldo Ninchi e L'innocenza dei postini messo in scena durante il Napoli Teatro Festival Italia 2010.
Nel 2011 con Dove eravate tutti (Feltrinelli) vince il Premio Mondello, il Superpremio Vittorini 2012. Nel 2012 ha raccolto in La fine di qualcosa.
Scrittori italiani tra due secoli saggi e articoli sugli scrittori italiani contemporanei. Nel 2013 con Mandami tanta vita (Feltrinelli), è finalista Premio Strega e vincitore del Premio Salerno Libro d’Europa e del Premio Fiesole. Collabora tra l'altro con La Stampa, con il Venerdì di Repubblica, L'espresso e con la rivista Nuovi Argomenti.
Andrea Occhipinti è fondatore e presidente della Lucky Red, società indipendente di produzione e distribuzione cinematografica tra le più apprezzate del settore in Italia, nata in collaborazione con Kermith Smith nel 1987.
Attraverso Lucky Red, Andrea Occhipinti ha distribuito oltre 500 film in Italia, in molti casi portando al successo per la prima volta in Italia autori di fama internazionale tra i quali Ang Lee, Lars von Trier, François Ozon, Alejandro Amenabar, Atom Egoyan, Thomas Vinterberg, Jacques Perrin, Jean-Pierre e Luc Dardenne, Agnès Jaoui, Peter Mullan, Park Chan-wook, Hayao Miyazaki, Abdellatif Kechiche, Todd Haynes, Ari Kaurismaki.
Lucky Red ha inoltre distribuito le opere di alcuni tra i più importanti cineasti contemporanei: tra i tanti Paolo Sorrentino, Danny Boyle, Lars Von Trier, Wong Kar Way, Michael Haneke, Frank Oz, Gus Van Santm, Wes Anderson, i fratelli Coen.
Per la sua attività di distributore, l’Accademia del Cinema Italiano lo ha premiato nel 2014 con il David Speciale.
Il 12 dicembre 2015 ha ricevuto lo European Film Award - Prix Eurimages da parte della European Film Academy per il suo lavoro di produttore (il primo produttore italiano ad aver ricevuto questo premio dalla sua istituzione).
Dal 2016 Lucky Red ha intensificato l’attività produttiva, portando al cinema in poco tempo film di grande successo, tra cui Sulla mia pelle, La Befana vien di notte e 18 Regali, e nel 2019, insieme a Cinema Undici, la Lucky Red ha vinto il David di Donatello come Miglior Produttore per il film Sulla Mia Pelle.
Nel 2019, insieme a Cinema Undici, ha vinto il David di Donatello come Miglior Produttore per il film Sulla mia pelle.
Dal Maggio 2015 è Amministratore Delegato di Circuito Cinema, prestigioso circuito di sale cinematografiche di qualità, presente su tutto il territorio italiano.
Nasce a Napoli il 6 marzo 1960. Consegue la laurea in Spettacolo al D.A.M.S. di Bologna. Lavora come giornalista pubblicista e fotografa per importanti quotidiani e settimanali. Poi si trasferisce a Roma dove presta la sua attività in qualità di assistente operatore in produzioni televisive e cinematografiche.
Nel 1985 dirige il suo primo lungometraggio, Una casa in bilico, vincitore del Nastro d’ Argento quale migliore opera prima; nel 1990 è al suo secondo film, Matilda, entrambi realizzati insieme a Giorgio Magliulo.
Tra il 1992 e il 1999 firma numerosi documentari e video ritratti, tra i quali: Angelo Novi fotografo di scena, La notte americana del dr. Lucio Fulci, Ogni sedia ha il suo rumore, Promessi Sposi selezionati e premiati in diversi festival internazionali.
Nel 1995 dirige Racconti di Vittoria (Premio Fedic e del Sindacato Critici Cinematografici alla 52° Mostra Internazionale d’ Arte Cinematografica di Venezia), nel 1997 Maruzzella, episodio del film collettivo I Vesuviani e, nel 2001, Non è giusto, presentato al 54° Festival del Cinema di Locarno. Ultimo lungometraggio diretto è Il Resto di Niente, evento speciale alla Mostra Internazionale d’ Arte Cinematografica di Venezia 2004, film che ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi, tra cui tre David di Donatello e cinque candidature ai Nastri d’Argento. Con marechiarofilm, società di produzione e distribuzione da lei fondata, prosegue idealmente l’esperienza maturata prima con la Angio Film e poi con Megaris (insieme allo stesso Magliulo, Giogiò Franchini e Paola Capodanno). Nel 2011 realizza con marechiarofilm il film partecipato in Italia, Il pranzo di Natale, in qualità di ideatore e curatore del progetto, sperimentando i valori di una nuova piattaforma produttiva in grado di miscelare linguaggi diversi, riunendo immagini amatoriali e video realizzati da professionisti. Nel 2013 realizza il film documentario La pazza della porta accanto, prodotto da marechiarofilm in collaborazione con Rai Cinema e presentato al 31° Torino Film Festival – sezione E Intanto in Italia.
Nel 2014 realizza il film documentario Let’s Go presentato al 32° Torino Film Festival. Nel 2015 presenta al 33° Torino Film Festival il secondo film partecipato Oggi insieme domani anche, in occasione del quale le viene assegnato il Nastro D’argento speciale 2016 per il suo percorso nel cinema del reale. Nel 2017 realizza il suo primo ritratto fantasy, Il signor Rotpeter, presentato al 74° Festival di Venezia. Attualmente è impegnata nella preparazione del film Morta di Soap dal libro omonimo di Adele Pandolfi.
Direttrice Rai Fiction, scrittrice e giornalista, ha collaborato e collabora alle pagine culturali di giornali e riviste. Ha esordito nel 1991 con Il vizio di scrivere (Rubbettino), un saggio sul romanzo italiano degli anni ‘80. Nel 2000 pubblica il suo primo romanzo, I cani portano via le donne sole (selezionato al Premio Strega). Nel 2005 esce Un caldo pomeriggio d’estate (Premio Grinzane-Cavour). Con il romanzo Se tu fossi qui (Cairo Editore) ha vinto il Premio Selezione Campiello 2011, il Selezione Rapallo, e i premi Procida, Basilicata e Vincenzo Padula. Nel 2012 esce il racconto lungo Le voci intorno sul tema del fine vita; il libro è stato selezionato al Premio Biblioteche di Roma. Il romanzo La danza del mondo (Mondadori 2013) ha vinto il Premio Città di Bari e il Premio Como in rosa per la scrittura femminile. Esce poi Fuori dall’Harem (Edizioni San Paolo, 2016) sulla vita della religiosa Caterina Troiani. Due mogli – 2 agosto 1980 (2017) è l’ultimo romanzo, pubblicato da Mondadori (Premio Selezione G. Dessì, 2018). Tra gli altri libri ricordiamo: Madamina: il catalogo è questo (1995), Femminile plurale: voci della poesia italiana dal 1968 al 2002.
E’ giurato dei Premi: Strega, Rapallo, Padula. Siede come Consigliere nel CDA del Teatro dell’Opera di Roma e della GNAM-Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Giornalista, scrittrice, produttrice, corrispondente di cinema da Los Angeles per La Repubblica e l’Espresso dal 1986, Silvia Bizio e’ un membro della Hollywood Foreign Press Association. Laureata in Lettere e Filosofia dall’Universita’ degli Studi di Roma, ha conseguito un Master in Sociologia e Comunicazioni di Massa presso l’Universita’ della California a Los Angeles.
Ha scritto numerosi libri fra cui “Los Angeles Babilonia” e “Cinema Italian Style”, la storia del cinema italiano agli Oscar e ha vinto il premio Miglior giornalista internazionale del Sindacato Pubblicisti Americani. E' stata direttore artistico di Cinema Italian Style, rassegna del cinema italiano contemporaneo a Los Angeles prodotta con Cinecitta’ Luce e l’American Cinematheque dal 2004 al 2010 e co-direttore artistico del Taormina Film Festival nel 2018-2019. Il suo primo film come produttrice, “Il turno di notte lo fanno le stelle,” scritto da Erri De Luca, diretto da Edoardo Ponti e interpretato da Nastassja Kinski, Julian Sands e Enrico Lo Verso, e’ stato shortlisted per gli Academy Awards e ha vinto il festival di Tribeca come miglior cortometraggio.
Insieme a Paola Ferrari De Benedetti ha prodotto il documentario “You Never Had it: Una serata con Bukowski”, diretto da Matteo Borgardt, basato su una sua video intervista con Charles Bukowski nel 1981. Sempre con Paola Ferrari De benedetti ha prodotto il documentario “Camp Monticello: Una storia dimenticata”, sul campo di prigionieri di guerra italiani di Monticello, Arkansas, durante la seconda guerra mondiale. Vive a Los Angeles.
Riccardo Tozzi, che ha fondato Cattleya nel 1997, è il Presidente della società e si occupa della gestione delle produzioni e dei rapporti istituzionali. È il punto di riferimento creativo dell’azienda e ne coordina i settori seguendo personalmente lo sviluppo di ogni progetto sia da un punto di vista editoriale che tecnico–artistico. Dal 2011 al 2016 è stato Presidente dell’ANICA, l’Associazione Nazionale delle Industrie Cinematografiche ed Audiovisive e Multimediali.
Con Cattleya produce oltre sessanta film, fra cui grandi successi di critica e pubblico come Un tè con Mussolini di Franco Zeffirelli, Io non ho paura di Gabriele Salvatores, Non ti muovere di Sergio Castellitto, Caterina va in città di Paolo Virzì, Romanzo criminale di Michele Placido, La bestia nel cuore di Cristina Comencini (nomination all'Oscar 2005), Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti (Palma d'oro per Elio Germano, Cannes 2010), Lezioni di cioccolato di Luca Lucini, Benvenuti al Sud di Luca Miniero, Terraferma di Emanuele Crialese (premio Speciale della Giuria- Festival di Venezia 2011 - Candidato all'Oscar ed- 2012 per l'Italia), ACAB - All Cops Are Bastards di Stefano Sollima, Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana, Educazione siberiana di Gabriele Salvatores, Si accettano miracoli di Alessandro Siani, Suburra di Stefano Sollima, che presto diventerà una serie per Netflix.
Produce, inoltre, più di dieci serie televisive e negli ultimi anni contribuisce a trasformare il panorama della serialità televisiva, dando vita a prodotti di respiro internazionale come Romanzo criminale - La serie e Gomorra - La serie. Nel 2015 esplora nuovi format producendo con La Repubblica le web series Non c'è problema e Connessioni: 10 incontri sentimentali.
Nel luglio del 2011 è stato nominato vicepresidente di CCI – Confindustria Cultura Italia.
Critica di MYMovies e collaboratrice di Io Donna, Amica e La lettura del Corriere della Sera, CineCritica e Cineforum. Docente di Narratives per il Master Internazionale in Diplomazia Culturale dell’Università Cattolica. Membro del comitato di selezione della Settimana della Critica alla Mostra del Cinema di Venezia e del direttivo della Rete degli Spettatori.
Trevigiano, giornalista professionista, già caporedattore centrale al fascicolo nazionale del Gazzettino e corrispondente dell'agenzia Ansa, dal 2017 è al Giornale di Vicenza come responsabile dell'area del Bassanese e dell'Altopiano. Scrive di Cultura e Spettacoli per i quotidiani del gruppo Athesis, è inviato alla Mostra del Cinema di Venezia ed è membro della Grande giuria del premio letterario Comisso. E' autore del libro "Treviso meravigliosa - storie quotidiane della città gioiosa" (Edizioni della Sera, 2019)
Giornalista professionista dal 1993, lavora al “Gazzettino” dal 1997 , dove si occupa prevalentemente di Cultura e Spettacoli. Critico cinematografico, ha insegnato Giornalismo dello Spettacolo al Master Comunicazioni e Giornalismo dell’Università di Padova e scrittura e tecnica giornalistica al centro Kolbe di Mestre. Maturità classica, Laurea in Lingue e Letterature Straniere all’Università di Venezia, Master in Giornalismo alla Scuola Superiore di Specializzazione in Comunicazioni Sociali dell’Università Cattolica di Milano.
Giornalista freelance di Roma, Ilaria Ravarino scrive regolarmente di cinema e tv per il quotidiano Il Messaggero, per i periodici Elle, Gente, Natural Style e Box Office e per il sito MyMovies. Diplomata in sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia, ha pubblicato saggi sul cinema e sui videogiochi e curato la sezione crossmediale del Festival Arcipelago di Roma. A novembre uscirà il suo primo romanzo, l’urban fantasy Metronomicon, per WriteUp editore.
Simonetta Sciandivasci, giornalista, è nata nel 1985 e cresciuta tra Matera e Ferrandina. Vive e lavora a Roma. Ha lavorato per diversi anni per Il Foglio. Ha scritto per la tv.
Attualmente è redattrice di Nuovi Argomenti, tiene un corso di longform per la Scuola Holden e collabora con Linkiesta e La Repubblica.
Libri, due.