Unanimità di giudizi per la 6ª edizione del Premio Segafredo Zanetti Città di Asolo UN LIBRO UN FILM "TUTTO CHIEDE SALVEZZA" di Daniele Mencarelli mette d’accordo giuria qualificata, critica e popolare e si aggiudica il premio come miglior romanzo per l’adattamento cinematografico.
Premi assegnati dalla Giuria qualificata.
Premio miglior libro per il cinema a "Tutto chiede salvezza" di Daniele Mencarelli.
MOTIVAZIONI Un racconto vero ma non morboso, narrato in presa diretta ma nobilitato dall'arte letteraria dell'autore, che provoca compassione e partecipazione nel lettore. E anche, perché no, una sana e anarchica allegria. Un film che coniughi Milos Forman e Ken Loach potrebbe restituire l'essenza vera di questa storia, scorretta ma emozionante". Così recita la motivazione della giuria qualificata, composta dalla regista produttrice Antonietta De Lillo, dallo sceneggiatore regista Enzo Monteleone, dalla produttrice e fondatrice di Indigo Film Francesca Cima, dallo sceneggiatore Salvatore De Mola e dallo scrittore e sceneggiatore Roberto Andò.
Premio miglior libro per la serie televisiva a "Lontano dagli occhi" di Paolo di Paolo.
MOTIVAZIONI Una storia corale raccontata con lirismo e delicatezza, che parla di paternità e di maternità in modo moderno e controcorrente. Su tutto aleggia una malinconia, una sorta di rimpianto di un tempo passato che viene rievocato attraverso gli eventi dei primi anni Ottanta. Una serie tratta da un romanzo è una bella sfida. Il taglio letterario del romanzo richiede un adattamento libero, che sia però fedele alla profondità dello sguardo, e si inserisce nel terreno fertile e fecondo dei nuovi racconti familiari non convenzionali e non consolatori, come "This is us" e "Big little lies"."
Menzione speciale ad Andrea Donaera, autore di "Io sono la bestia" .
Premi assegnati dalla giuria della critica, composta da giornalisti della stampa culturale
Targa miglior libro per il cinema a “Tutto chiede salvezza” di Daniele Mencarelli
Targa miglior libro per la serie televisiva a "Mara" di Ritanna Armeni.
Premio assegnato dalla giuria popolare e dal voto social per il miglior libro per il cinema a “Tutto chiede salvezza” di Daniele Mencarelli
Finalisti Edizione 2020
Premio Segafredo Zanetti Città di Asolo UN LIBRO UN FILM
Mara è nata nel 1920 e ha 13 anni quando comincia questa storia. Vive vicino a largo di Torre Argentina. Il papà è bottegaio, la mamma casalinga. Ha un’amica del cuore, Nadia, fascista convinta, che la porta a sentire il Duce a piazza Venezia. Le piace leggere e da grande vorrebbe fare la scrittrice o la giornalista. Tanti sogni e tante speranze la attraversano: studiare letteratura latina, diventare bella e indipendente come l’elegante zia Luisa, coi suoi cappellini e il passo deciso e veloce. Il futuro le sembra a portata di mano, sicuro sotto il ritratto del Duce che campeggia nel suo salotto tra le due poltrone. Questo è quello che pensa Mara, e come lei molti altri italiani che accorrono sotto il Suo balcone in piazza Venezia. Fino a che il dubbio comincia a lavorare, a disegnare piccole crepe, ad aprire ferite. Tra il pubblico e il privato la Storia compone tragedie che riscrivono i destini individuali e collettivi, senza eccezioni. Quello che resta è obbedire ai propri desideri: nelle tempeste tengono a galla, e nei cieli azzurri sanno disegnare le strade del domani.
Tre storie diverse, la stessa città – Roma, all’inizio degli anni ottanta – e lo stesso destino: smettere di essere soltanto figli, diventare genitori. Eppure Luciana, Valentina, Cecilia non sono certe di volerlo, si sentono fragili, insofferenti. Così come sono confusi, distanti, presi dai loro sogni i padri. Si può tornare indietro, fare finta di niente, rinunciare a un evento che si impone con prepotenza assoluta?
Luciana lavora in un giornale che sta per chiudere. Corre, è sempre in ritardo, l’uomo che ama è lontano, lei lo chiama l’Irlandese per via dei capelli rossi.
Valentina ha diciassette anni, va alle superiori ed è convinta che da grande farà la psicologa. Appena si è accorta di essere incinta, ha smesso di parlare con Ermes, il ragazzo con cui è stata per qualche mese e che adesso fa l’indifferente, ma forse è solo una maschera.
Cecilia vive fra una casa occupata e la strada, porta un caschetto rosa e tiene al guinzaglio un cane. Una sera torna da Gaetano, alla tavola calda in cui lavora: non vuole nulla da lui, se non un ultimo favore.
A osservarli c’è lo sguardo partecipe di un io che li segue nel tempo cruciale della trasformazione. Un giro di pochi mesi, una primavera che diventa estate. Tra bandiere che sventolano festose, manifesti elettorali che sbiadiscono al sole e volantini che parlano di una ragazza scomparsa, le speranze italiane somigliano a inganni. Poi ecco che una nuova vita arriva e qualcosa si svela.
Lontano dagli occhi è una dichiarazione d’amore al potere della letteratura, alla sua capacità di avvicinare verità altrimenti inaccessibili. Ricostruendo con la forza immaginifica della narrazione l’incognita di una nascita, le ragioni di una lontananza, Paolo Di Paolo arriva a rovesciare la distanza dal cuore suggerita dal titolo. Una storia sul peso delle radici, su come diventiamo noi stessi.
Niente ci accomuna come l’essere figli..
Mimì è folle di dolore: il figlio Michele, quindici anni, si è tolto la vita. Si dice che sia colpa di Nicole, la compagna di scuola, che ha rifiutato ridendo il suo regalo, un quaderno di poesie.
Mimì non è un padre come gli altri. È un boss della Sacra, e per quel gesto vuole vendetta: così prende Nicole e la rinchiude in una casa sperduta nella campagna salentina. Il guardiano della casa, Veli, rivede in Nicole la ragazza che ama: Arianna, la figlia maggiore di Mimì. Anche Arianna ama Veli. O forse lo amava, prima che la morte del fratello bruciasse tutto e tutti come un incendio. Tra Veli e Nicole fiorisce un legame fatto di racconti e silenzi, ma anche di sfida e ferocia.
In una narrazione a più voci, animata da una lingua che impasta prosa, poesia e musica, Io sono la bestia racconta storie d’amore anomale, brutali, interrotte. Ma Andrea Donaera racconta soprattutto un destino di violenza scolpito nella pietra del linguaggio, che esplode travolgendo l’innocenza di personaggi e luoghi.
Questo libro è per chi vorrebbe entrare in un libro, così da fermarsi in quelle pagine di mondo, per chi adora fare colazione con giornali, caffè e pasticciotti, per chi ha fatto di una scopa una chitarra cantando Come as your are dei Nirvana, e per chi ricorda la prima volta che ha provato paura per qualcun altro, la scossa profondissima che gli ha tolto le parole e squarciato il cuore.
Ha vent’anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. È il giugno del 1994, un’estate di Mondiali.
Al suo fianco, i compagni di stanza del reparto psichiatria che passeranno con lui la settimana di internamento coatto: cinque uomini ai margini del mondo. Personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi, travolti dalla vita esattamente come lui. Come lui incapaci di non soffrire, e di non amare a dismisura.
Dagli occhi senza pace di Madonnina alla foto in bianco e nero della madre di Giorgio, dalla gioia feroce di Gianluca all’uccellino resuscitato di Mario. Sino al nulla spinto a forza dentro Alessandro.
Accomunati dal ricovero e dal caldo asfissiante, interrogati da medici indifferenti, maneggiati da infermieri spaventati, Daniele e gli altri sentono nascere giorno dopo giorno un senso di fratellanza e un bisogno di sostegno reciproco mai provati. Nei precipizi della follia brilla un’umanità creaturale, a cui Mencarelli sa dare voce con una delicatezza e una potenza uniche.
Dopo l’eccezionale vicenda editoriale del suo libro di esordio – otto edizioni e una straordinaria accoglienza critica (premio Volponi, premio Severino Cesari opera prima, premio John Fante opera prima) -, Daniele Mencarelli torna con una intensa storia di sofferenza e speranza, interrogativi brucianti e luminosa scoperta. E mette in scena la disperata, rabbiosa ricerca di senso di un ragazzo che implora salvezza: “Salvezza. Per me. Per mia madre all’altro capo del telefono. Per tutti i figli e tutte le madri. E i padri. E tutti i fratelli di tutti i tempi passati e futuri. La mia malattia si chiama salvezza”.
Sono passati nove anni dal giorno che ha deviato il corso della vita di Zeno, quando in un tragico incidente muore il suo professore, Nicola Sceriman. Ora Zeno ha trent’anni, insegna in un liceo e sta per sposarsi: è arrivato il momento di fare i conti con il passato. Perché solo lui e Agata, la sua ragazza di allora, sanno come sono andate davvero le cose, solo loro conoscono la verità sulla morte di Sceriman. Ed è proprio Agata a rompere l’antico patto di silenzio attraverso una lettera in cui gli chiede di incontrarla: “Ci sono delle cose che ancora non sai, Zeno.
È sull’Altopiano di Asiago che è iniziato il nostro silenzio, e credo sia lì che dobbiamo concludere questa storia, adesso con le giuste parole. Ho bisogno di farlo, perché ho paura di quello che accadrebbe alla tua vita se ritornasse a galla tutto quanto”.
Nel ricostruire quel giorno lontano torna l’amore che legava Zeno e Agata e tornano le promesse di futuro che gli anni dell’università e della gioventù portavano con sé, l’impressione di poterlo cambiare, quel futuro, il fascino sprigionato da Sceriman – autore di un solo romanzo, acclamato dalla critica e amato dai ragazzi, La natura umana, e professore anticonvenzionale, capace di stringere con gli allievi rapporti di grande vicinanza, di coinvolgerli in progetti ambiziosi, esaltanti… Ma tornano anche le verità nascoste, le ombre che raccontano un’altra storia.
È un mirabile gioco di specchi quello in cui Mattia Signorini colloca i suoi personaggi, fra segreti, svelamenti, torsioni della memoria, in cui il lettore s’inabissa, attaccato saldamente alla pagina dall’inizio alla fine, impegnato in prima persona a trovare il bandolo di una possibile verità.
Così eravamo noi, stelle minori. La nostra luce era nascosta da un’altra più luminosa. Eppure volevamo splendere a ogni costo.
E il capo delle culture de l'Unità. Per l'Unità si è occupata di cronaca nera, inchieste, politica, spettacoli e sito online. E' stata inoltre caporedattore dei 19 quotidiani Epolis e responsabile della redazione romana di Duel, il mensile di cinema diretto da Gianni Canova. Ex critico musicale ha scritto per Frigidare, Il Mucchio Selvaggio e Rockstar. Ha lavorato in Rai come conduttrice di programmi quali Il Notturno Italiano e Stereonotte. E' stata il direttore di Radio Città Futura, storica emittente dell'area romana. Ha inoltre curato per l'Enciclopedia Treccani l'aggiornamento dei lemmi musicali dell'edizione 2015 e ha partecipato alla realizzazione del Libro dell'anno 2015. Sempre nel 2015 ha esordito come autrice per Baldini&Castoldi con il romanzo “La ladra di piante”.
Mauro Garofalo è nato a Roma nel 1974, vive a Milano. Scrittore, giornalista, fotoreporter, è autore di due romanzi - Alla fine di ogni cosa (premio Segafredo Zanetti 2016) e Il fuoco e la polvere - editi per Frassinelli, e dell'ultimo Ballata per le nostre anime edito da Mondadori. Titolare del corso di Scrittura del Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano, collabora con laStampa Tuttogreen sui temi dell'ambiente, tiene il modulo di Storytelling alla Civica Scuola Cinema Luchino Visconti.
E’ nata il 6 gennaio 1986 a Roma, dove risiede. È stata finalista ai premi Subway – Poesia 2005, Campiello Giovani 2008 e Calvino 2012. Ha pubblicato poesie su riviste e antologie, tra cui Subway – Poeti italiani underground (Il Saggiatore 2006). Ha curato Quasi un racconto (Edilet 2009) e La letteratura è un cortile di Walter Mauro (2011); è autrice di Conosco un altro mare. La Napoli e il Golfo di Raffaele La Capria (Perrone 2012). Scrive per le pagine culturali de «Gli Altri» e “l'Unità”. Il suo romanzo d’esordio “Chiamami anche se è notte” è stato pubblicato da Mondadori nel 2014. Nel 2015 ha pubblicato “Grazia Cherchi” per Ali&No, un ritratto sulla editor che ha cambiato le sorti della letteratura in Italia.
Giornalista professionista e critico cinematografico. E' nata a Roma, dove si è laureata in filosofia con una tesi sull'estetica inglese del '700, ha tradotto
molti saggi di filosofia, economica politica e psicoanalisti. Dalla caduta del Muro di Berlino al 2000 è stata redattore dell'Unità, dove si è occupata di
esteri, cultura e teatro, oltre che di cinema. Negli anni '90 è stata il critico cinematografico del mensile NOIDONNE e ha collaborato con L'Ora di
Palermo. Nel 2000 ha fondato e diretto il quotidiano online di cinema tamtam, vincitore del Premio Domenico Meccoli, e dal 2004 è vicedirettore
di Cinecittà News, importante testata specializzata di settore. Oltre ad aver collaborato con numerose testate, ha scritto saggi e articoli in volumi
collettivi sul cinema contemporaneo italiano e si è spesso occupata di intrecci tra il cinema e le altre discipline, dalla psicoanalisi alla letteratura.
E' autrice di saggi su autori come Wim Wenders, Ken Loach, Gabriele Salvatores, Matteo Garrone.
Antonietta De Lillo, Presidente della Giuria qualificata. Regista e produttrice con la Marechiaro Film da lei fondata. Per il cinema ha diretto Una casa in bilico (1985), Matilda (1990), I racconti di Vittoria (1995), l’episodio Maruzzella del film collettivo I Vesuviani (1997) e Il resto di niente (2004). Negli ultimi anni si è dedicata al documentario e alla realizzazione del primo film partecipato prodotto in Italia, Il pranzo di Natale (2011), seguito poi da La pazza della porta accanto (2013), Let’s go (2014) e Oggi insieme domani anche (2015). La sua ultima opera, Il signor Rotpeter, è stata presentata al Festival di Venezia 2017.
Enzo Monteleone è nato a Padova. Comincia a occuparsi di cinema durante gli anni universitari come direttore del Centro Universitario Cinematografico e del cineclub CinemaUno di Padova. Si trasferisce a Roma e nel 1986 viene realizzata la sua prima sceneggiatura: Hotel Colonial una co-produzione Italia-Usa con Robert Duvall, John Savage, Rachel Ward e Massimo Troisi. Comincia quindi una collaborazione con Gabriele Salvatores per il quale scrive quattro film: Kamikazen, Marrakech Express, Mediterraneo (Oscar 1992 come miglior film straniero) e Puerto Escondido, campione di incassi della stagione '92-'93. Come sceneggiatore ha lavorato con i più interessanti registi della nuova generazione: Mazzacurati, Piccioni, D'Alatri, Sciarra e Cristina Comencini. Prima di passare alla regia ha scritto la sceneggiatura del film Dispara! del regista spagnolo Carlos Saura, con Antonio Banderas e Francesca Neri. Nel 1994 esordisce nella regia con La vera vita di Antonio H. “Nastro d’Argento” ad Alessandro Haber come attore protagonista, cui seguono Ormai è fatta! (1999) “Grolla d’oro” a Stefano Accorsi e quattro Nominations ai “David di Donatello”, El Alamein – la linea del fuoco (2002) vincitore di tre “David di Donatello”, due “Globi d’Oro”, un “Nastro d’Argento”. Nel 2004 dirige per la televisone Il tunnel della libertà un film in due parti con Kim Rossi Stuart premiata come miglior fiction dell’ anno e miglior produttore. Nel 2007 dirige sei puntate tv di Il capo dei Capi, cinquant’anni di storie di Mafia attraverso le vicende di Totò Riina, la serie di maggior successo dell’ anno.
Nel 2009 torna al cinema con Due partite una commedia tutta al femminile.
Il lavoro successivo è la mini-serie tv Walter Chiari – fino all’ultima risata che ripercorre la vita del famoso attore italiano. Premiato al Roma FictionFest come migliore regia, migliore sceneggiatura e miglior attore protagonista.
Nel 2015 realizza L’angelo di Sarajevo, tratto dal best seller di Franco di Mare “Non chiedere perché”, la drammatica storia di un giornalista che durante l’assedio di Sarajevo del 1992, decide di salvare una piccolo orfana. Il tv-movie trasmesso da RAI1 è stato il più grande successo dell’ anno con 7,5 milioni di spettatori e un’ audience del 27%.
Io non mi arrendo (2016) è la storia di Roberto Mancini, ispettore di polizia di Roma, che per primo nel 1995 scoprì i traffici della Camorra con i rifiuti tossici e il dramma della “terra dei fuochi”.
Nel 2018 con Duisburg - linea di sangue ricostruisce le vicende della faida di due famiglie della ‘ndrangheta calabrese di San Luca che fece scoprire le infiltrazioni mafiosa in Germania.
Francesca Cima è produttrice e fondatrice della società cinematografica Indigo Film, insieme a Nicola Giuliano e Carlotta Calori, già suoi colleghi al Centro Sperimentale di Cinematografia.
Con la Indigo Film ha prodotto, tra gli altri, tutti i film di Paolo Sorrentino tra cui La grande bellezza, vincitore del Premio Oscar come miglior Film Straniero nel 2014; La Ragazza del lago di Andrea Molaioli (Premio David di Donatello) e Slam – Tutto per una ragazza dello stesso Molaioli; La Kryptonite nella borsa e Un bacio di Ivan Cotroneo, Io e lei di Maria Sole Tognazzi, Fortunata di Sergio Castellitto (Premio come Migliore Attrice a Jasmine Trinca, Cannes Film Festival 2017), Capri-Revolution e Il Sindaco del rione Sanità di Mario Martone, entrambi presentati in concorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
All’interno della Società, tra le altre cose, gestisce e promuove la creazione di prodotti narrativi per la televisione. Nel 2019 sono andate in onda le serie La compagnia del cigno di Ivan Cotroneo in prima serata su Rai Uno e Non mentire di Gianluca Maria Tavarelli in prima serata su Canale 5.
Francesca Cima è stata docente per la LUISS Business School di Roma per i Master Post-Lauream per la Scuola Nazionale di Cinema.
Dal 2014 è presidente della sezione Produttori dell’ANICA.
Ha scritto le sceneggiature cinematografiche di La stoffa dei sogni (2016) di Gianfranco Cabiddu, David di Donatello 2017 per la miglior sceneggiatura adattata, Globo d’oro miglior film 2017, candidato al Nastro d’Argento 2017 per la migliore sceneggiatura; Fango e gloria (2014, candidato ai Globi d’oro 2015 come miglior film e Nastro d’Argento speciale 2015), Noi eravamo (2017) e Il destino degli uomini (2018) di Leonardo Tiberi, Wine to love – I colori dell’amore (2018) di Domenico Fortunato e Mio cognato (2003) di Alessandro Piva.
Per la tv ha scritto le sceneggiature delle ultime dieci stagioni (29 episodi) del Commissario Montalbano (RaiUno, dal 2000 a oggi) e di quattro puntate del Giovane Montalbano (RaiUno, dal 2012 a oggi), oltre a una puntata della seconda stagione dei Bastardi di Pizzofalcone; per Canale 5 la miniserie Francesco (2002), diretta da Michele Soavi, con Raoul Bova. È autore anche di Nel nome del male, una miniserie diretta da Alex Infascelli con Fabrizio Bentivoglio andata in onda a maggio 2009 su Sky Cinema. Ha scritto anche Storia di Nilde, docufiction su Nilde Iotti con Anna Foglietta (RaiUno, 2020).
Come head writer ha firmato la prima e la seconda stagione della serie Gente di mare (RaiUno, 2006-2008), 48ore (Canale 5, 2006) e la terza e la quarta serie dei Cesaroni (2008-2010). Ha collaborato ai soggetti e alle sceneggiature dell’Isola di Pietro, con Gianni Morandi (Canale 5, dal 2028 a oggi). Nel 2020 è andata in onda su RaiUno Imma Tataranni Sostituto procuratore, di cui è head writer, autore del soggetto di serie e sceneggiatore, di cui si sta realizzando una seconda stagione. Su Raiplay è presente dal febbraio 2020 una serie tratta dai racconti di Gianrico Carofiglio, Passeggeri notturni, da cui è stato tratto anche un film andato in onda su RaiTre,
Collabora da anni con l’insegnamento di Comunicazione sociale dell’Università di Roma Tor Vergata come esperto di storytelling e narrazione cinematografica e seriale e con la Scuola Nazionale di Cinema – Centro Sperimentale di Cinematografia.
Comincia a lavorare nel cinema, che considera il suo primo amore, come assistente di Francesco Rosi, Federico Fellini, Michael Cimino e Francis Ford Coppola. E' stato anche critico cinematografico de 'Il Globo' e collaboratore di 'Reporter'. Appassionato di teatro, firma spettacoli su testi di Calvino e Pinter ed è direttore artistico del Museo Internazionale delle Marionette e delle Orestiadi di Gibellina. Cultore di musica, dirige spettacoli lirici passando da Debussy e Mozart fino a Marco Betta. Il suo primo film in video "Robert Wilson Memory/Loss. Fragments of a Poetic Biography" (1994) è presentato alla 51ma Mostra del Cinema di Venezia nella sezione 'Finestra sulle immagini'. Nel 2000 "Il manoscritto del principe" su Tomasi di Lampedusa gli viene prodotto da quello che considera il suo maestro, Giuseppe Tornatore. Nel 2004 passa al noir con "Sotto falso nome" con Greta Scacchi e Daniel Auteuil. Due anni dopo, ispirato dal romanzo di Josephine Heart, esce "Ricostruzioni". Seguono Una storia senza nome con Micaela Ramazzotti e Laura Morante e, dal suo romanzo Il trono vuoto, vincitore del Premio Campiello Opera Prima 2012, Viva la libertà con Toni Servillo e Valerio Mastrandrea.
Giuria popolare
Circuito delle biblioteche della Regione Veneto (campione), cinefili, personalità della cultura del territorio, cittadini asolani.
Targa speciale Premio della critica
Giornalisti della stampa culturale
Segnalazione dei libri
I libri in concorso sono segnalati da librerie indipendenti da tutta Italia e da alcune librerie italiane all’estero.
Regolamento
Potete visionale il rgolamento del Premio Segafredo Zanetti Città di Asolo - UN LIBRO UN FILM cliccando qui.